home


Paese che vai, mancia che trovi
23-05-2013
FIPE: PAESE CHE VAI, MANCIA CHE TROVI

 
 
TUTTOFOOD 2013
Milano 19 -22 maggio


Alzi la mano chi, lasciando il tavolo di un ristorante straniero, non si sia mai chiesto se e quanto lasciare di mancia. Potrebbe allora tornare utile sapere che la gratifica al personale di un pubblico esercizio non è un’usanza solo italiana anche se le origini potrebbero essere tutte nostrane o almeno europee.
 
Secondo una scuola di pensiero, il primordio sarebbe collocato addirittura nel periodo dell’epoca romana; un’altra scuola di pensiero invece fa risalire l’origine di questo fenomeno al tardo Medioevo e un’altra ancora la colloca più precisamente nell’Inghilterra del 1500. E se sulle loro origini esistono versioni differenti, le mance sono accumunate dalla stessa motivazione: un’elargizione per il servizio ricevuto.

È quanto emerge dalla sintesi di un focus a livello internazionale realizzato da Fipe, la federazione italiana pubblici esercizi aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, con la collaborazione di Adapt e Hotrec Hospitality Europe in occasione di Tuttofood, la fiera internazionale dell’alimentazione che apre i battenti domani. E proprio nella giornata inaugurale, nel talk show in calendario dalle 15,00 sarà distribuita la versione integrale della ricerca.

Che a spingere verso questo atto sia il piacere di ricompensare il personale o, viceversa, il timore di offenderlo nel non lasciare nulla sulla tovaglia, sta di fatto che le mance esistono in moltissimi paesi anche se si registrano usanze e modalità differenti. Tanto è vero che paragrafando un noto proverbio si potrebbe dire ‘Paese che vai, mancia che lasci’.

Il concetto di mancia, almeno nei paesi dell’Unione europea, si esplica in ben quattro accezioni diverse: c’è chi le considera servizio obbligatorio, chi mance gratuite, chi costo del servizio e chi le considera ‘tronco’. Quest’ultimo sta ad indicare un sistema particolare di distribuzione delle mance per cui vengono accumulate da tutti i dipendenti, creando una sorta di fondo comune centrale e poi redistribuite in base a precise regole stabilite a monte.

Nell’eseguire la comparazione sono stati presi in considerazione tre indicatori principali, cioè: normativa e prassi in vigore; modalità di distribuzione della mancia; trattamento della mancia.

Si scopre così che per quanto riguarda il primo parametro (cioè la prassi da parte dei clienti), le nazioni più deregolamentate sono la Germania e la Svezia, mentre la Francia ha addirittura un importo preciso che è compreso in una forchetta fra 15 centesimi e 2,30 euro. In Spagna vige il principio della percentuale sul conto finale proprio come negli Stati Uniti, paese in cui tale percentuale deve essere almeno pari al 15%. Più variegata è invece la situazione nel Regno Unito dove esiste un confine molto labile fra mancia e costo del servizio e spesso l’una si configura dove non è presente l’altro. Infine, attenzione quando si viaggia in Polonia, dove, pur non essendo obbligatoria la mancia, si rischia di passare per grandi maleducati nel caso in cui non la si lasci: l’esatto contrario di quanto può accadere in Giappone dove l’alto grado di maleducazione è determinato proprio dal lasciare la mancia. Nel paese del Sol levante, offrire un buon servizio al cliente è considerato dai camerieri un dovere, tanto che per una questione di onore non si aspettano di ricevere riconoscimenti economici aggiuntivi. E quando mai l’incauto e “ignorante” cliente incappi nell’incidente della mancia sul tavolo, questa è raccolta direttamente dal cameriere.
 
http://
Ascom Confcommercio - Codice Fiscale 80017390107  -  Informativa sui cookie  -  Informativa sulla privacy